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Il punto della situazione in merito alla vicenda fatturazione a 28 giorni nelle telecomunicazioni, stato dell’arte ed iniziative di Federconsumatori

Come sapete, a seguito della decisione di tutti i gestori passare dalla fatturazione a 4 settimane oltre che per il mobile anche per il fisso, ed alle numerose segnalazioni giunte ad AGCOM, comprese le ns, l’autorità il 24 marzo 2017 ha emesso una delibera (121/17/cons) in cui stabilisce:

  • Che la fatturazione per il telefono fisso non può essere per periodi inferiori al mese.
  • Che la fatturazione per il telefono mobile non può essere inferiore alle 4 settimane.
  • Che in caso di convergenza fra fisso e mobile prevale il servizio di telefonia fissa e quindi la fatturazione mensile.
  • Infine i gestori avevano 90 gg. per adeguarsi a questa disposizione (23 giugno 2017).

Le aziende non hanno mai applicato questa delibera, proseguendo a fatturare ogni 28 gg., addirittura Tim impugna la delibera stessa presso il Tar del Lazio chiedendone la sospensione e la revoca.

Nonostante il Tar non conceda la sospensione della delibera, motivando tale decisione con la rapidità con cui intende pronunciarsi (7 febbraio 2018), i gestori continuano a non applicare la delibera di Agcom. Nel frattempo proseguono diverse iniziative contro i gestori fino alla nostra diffida del settembre scorso, in un crescendo di indignazione dell’opinione pubblica ed alla presa di coscienza del problema da parte di alcuni parlamentari di centro sinistra che decidono di inserire nel decreto fiscale collegato alla legge di stabilità 2018, una norma (D.lg 172 art 19 quinquiesdecies) che fissa in mensile il termine di fatturazione per tutti i servizi di telecomunicazioni, compreso la pay-tv (anche Sky a ottobre ha iniziato a fatturare a 28 gg).

Come sapete il presidente Viafora ha incontrato l’on. Morani prima firmataria della legge in questione, consegnandole un documento esplicativo delle proposte complessive di Federconsumatori: oltre la fatturazione, le formulazioni contrattuali, le modalità di recesso, lo ius variandi. La norma fiscale entra in vigore il 4 dicembre e le aziende hanno 120 gg di tempo per adeguarsi (cioè entro il 5 aprile prossimo), chi non rispettasse questo termine dovrà riconoscere un indennizzo ai propri utenti pari a 50 € + 1 € ogni giorno di ritardo. Il 19 dicembre 2017 con quattro diverse ordinanze, AGCOM ordina ai gestori (Tim, Vodafone, Wind3, Fastweb) il pagamento di una sanzione pari a €1.160.000 ciascuno e li diffida a ripristinare la fatturazione a cadenza mensile ed a riconoscere nella prima fattura mensile uno storno per i giorni, dal 23 giugno, che sono stati pagati e non fruiti a causa del disallineamento fra fatturazione mensile e quadri settimanale.

Circa dal 20 dicembre iniziano ad arrivare segnalazioni ai nostri sportelli, con le prime comunicazioni di aumenti delle tariffe: prima Tim, poi Vodafone e Fastweb comunicano che riprenderanno la fatturazione mensile, specificando però che la spesa annuale non sarebbe cambiata: suddividendo la 13a fattura dell’anno sulle 12 fatture mensili, applicando così un aumento pari all’8,6%, di fatto lo stesso praticato attraverso l’escamotage della fatturazione quadri settimanale. Unico gestore di telefonia che per ora si è discostato è Wind3 che si è limitato a comunicare il ritorno alla fatturazione mensile, riservandosi di comunicare eventuali aumenti successivamente.

Trattandosi di una variazione unilaterale del contratto in essere tutti i gestori comunicano il diritto di recesso entro 30 giorni dalla stessa comunicazione. Dal canto suo Sky comunica il ritorno alla fatturazione mensile, dichiarando a sua volta gli aumenti alla stessa stregua degli altri gestori telefonici ma senza riconoscere il diritto di recesso. E’ chiaro che gli aumenti in questione, così sostanziati, oltre ad essere un aggravio per i consumatori, assumono la valenza dell’elusione dell’ostacolo della norma e della presa in giro, oltre che esprimere chiaramente una modalità di azione univoca di pressoché tutti i gestori che lascia poco o per niente spazio alla vera concorrenza ed alla conseguente libertà di scelta dei consumatori.

Il 23 gennaio scorso abbiamo avuto comunicazione di un altro ricorso di Tim presso il Tar del Lazio, contro AGCOM per l’annullamento l’ordinanza in cui l’autorità sanziona pesantemente Tim, obbligandola a rimborsare i clienti. Oltre all’annullamento Tim chiede anche la sospensione del provvedimento in attesa della definizione del procedimento. In queste settimane attraverso le nostre sedi, gli sportelli, il sito nazionale abbiamo avuto moltissime richieste di informazioni e i cittadini ci chiedono di continuare la nostra opera di pressione portata avanti in da quasi un anno. Cosa che è nostra ferma intenzione fare.

Perciò in queste ore stiamo predisponendo diverse segnalazioni alle Autorità,

  • •Antitrust prima di tutto contro i gestori – tutti escluso Wind3 – per segnalare una cosiddetta ipotesi di “cartello” o “trascinamento” provocata dalle univoche modalità di iniziativa nella messa in atto degli aumenti delle tariffe;
  • Agcom contro Sky che non riconosce il diritto di recesso ai propri clienti.

È possibile recarsi presso la nostra sede di Vico San Procolo Terni, per la richiesta di pre-adesione alle iniziative che la Federconsumatori metterà in campo per gli aumenti delle bollette di telefonia a pay tv a seguito del ripristino della fatturazione a 30 giorni.